5 bis, rue de Verneuil

L’homme à tête de chou” esce nel 1976 ed è il tredicesimo album di uno degli esponenti più controversi e amati della musica francese: Serge Gainsbourg. L’artista racconta di aver titolato l’album dopo aver acquistato in una galleria d’arte una scultura di Claude Lalanne nota al grande pubblico proprio come “L’uomo dalla testa di cavolo”. 

«J’ai croisé “L’homme à tête de chou” à la vitrine d’une galerie d’art contemporain. Quinze fois je suis revenu sur mes pas puis, sous hypnose, j‘ai poussé la porte, payé cash et l’ai fait livrer à mon domicile. Au début il m’a fait la gueule, ensuite il s’est dégelé et m’a raconté son histoire. Journaliste à scandale tombé amoureux d’une petite shampouineuse assez chou pour le tromper avec des rockers. Il la tue à coups d’extincteur, sombre peu à peu dans la folie et perd la tête qui devient chou…»

[Traduzione: «Ho fatto la conoscenza de “L’homme à tête de chou” davanti alla vetrina di una galleria d’arte contemporanea. Quindici volte sono tornato sui miei passi, sotto ipnosi, poi ho varcato la porta, pagato in contanti e l’ho fatto consegnare a casa mia. All’inizio mi prendeva in giro, poi si è sciolto e mi ha raccontato la sua storia. Giornalista scandalistico che si innamora perdutamente di una piccola sciampista così carina da tradirlo con due rockers. Lui allora la uccide colpendola con un estintore, si oscura sempre più nella follia e perde la testa, che diventa un cavolo…». Estratto da un’intervista a Gainsbourg pubblicata in “Le Quotidien de Paris”, 1984]

Copertina dell’album “L’homme à tête de chou , fronte e retro

L’opera di Gainsbourg è un concept album e presenta dunque un filo conduttore che interseca tutti e dodici i brani che lo compongono: l’infelice storia di un giornalista ossessionato da una sciampista caraibica di nome Marilou, conosciuta da “Chez Max, coiffeur pour hommes”. Costei però non ricambia il suo amore e si fa beccare a letto con altri due uomini. L’uomo allora, straziato dalla gelosia, uccide la donna con un estintore e si fa internare in un ospedale psichiatrico sostenendo di possedere un cavolo al posto della testa su cui di tanto in tanto un coniglietto di Playboy ne sgranocchia le foglie. 

“Je suis l’homme à tête de chou / Moitié légume moitié mec / Pour les beaux yeux de Marilou”.

E così al di là del parigino cancello nero in ferro battuto al 5 bis di rue de Verneuil, dove Serge abitò dal ‘69 al ‘91, e oggi divenuto quasi luogo di culto, sappiamo ebbe origine l’ennesimo album che consacrò il rock francese. 

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Ph. Alessandra Busacca, 5 bis rue de Verneuil a Parigi

In realtà, dopo il grande successo di “Je t’aime moi non plus” (1969), il disco dell’uomo metà ragazzo e metà vegetale fu inizialmente quasi snobbato dalla critica. Gainsbourg però era dotato di una dose notevole di autoironia che gli permise di scherzarci sopra. Non solo, infatti, si divertiva ad impersonare il ruolo del giornalista, folle e innamorato di bellissime donne che ripetutamente lo abbandonano, ma inventò anche una sua caricatura, cioè Mister Gainsbarre: una sorta di alter ego con cui dialogava e che manifestava una personalità complessa. Di questa doppia identità, la parte più spavalda e disinibita era affidata a Gainsbarre, quella più timida e melanconica era di Gainsbourg. 

Lo racconta bene Sylvie Simmons nella biografia “A Fistful Of Gitanes” (2001) e ancora meglio lo rappresenta Joann Sfar nel 2010 nel musical “Gainsbourg (Vie héroïque)” a lui dedicato.
La pellicola si rivela molto interessante, svelando alcuni lati poco noti dell’artista, tra cui il desiderio di diventare un pittore. La musica è da Serge considerata un’arte minore, una fatica, e per questo non la apprezzava. Finché poi, con le parole come un vero poeta, è riuscito comunque nell’intento, dipingendo con le sue canzoni dei quadri visivi indimenticabili.

E proprio di arte pittorica e ironia tratta la sua specialissima e provocatoria autobiografia “Gasogramma: Autobiografia iperastratta”: poche pagine ricche di spirito con cui riesce amabilmente e come sempre a épater le bourgeois. 

Alessandra Busacca

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