Ho provato a scrivere questo articolo in inglese ma non mi viene, forse perché voglio affrontare un tema molto personale. Dico sempre che preferisco recitare in inglese perché mi sembra di poter essere più neutrale: mi spoglio della mia parlata italiana/milanese, che è forzatamente carica di tutto il mio vissuto, per cui ci sta, può essere, makes sense.
Ho 27 anni, non so se ci siete, ci siete stati o ci arriverete, ma che peso mi sento addosso. Penso a Jimi Hendrix, Jim Morrison, Kurt Cobain, Janis Joplin, la mitica Amy Winehouse e poi mi guardo allo specchio, prendo in mano il mio cv, scorro il mio Instagram e mi chiedo che cosa è andato storto.

Perché a quello che dovrebbe essere l’apice della mia carriera artistica sono ancora qui a farmi 70.000 paranoie prima di pubblicare qualsiasi cosa, che sia un’immagine, un video, un’idea.
Può la creatività prescindere dal menefreghismo? Se crei qualcosa aggiungi un pezzo di puzzle a quanto è già stato fatto, ti esponi, provi a proporre una nuova strada a una comunità che potrebbe aiutarti a portarla avanti o impedirti di farlo non sostenendoti.
Un artista non può essere un artista solo per se stesso. Se tu cerchi di dare forma al tuo sentire dipingendo, componendo, danzando, cantando, recitando, lo stai facendo per il prossimo. L’artista ha dunque bisogno di un pubblico e i social gliene offrono uno.
Ebbene non so a voi, ma a me questa consapevolezza paralizza. E’ come sentirsi costantemente su un palcoscenico con le luci puntate addosso e una giuria, che intravedi soltanto, lì pronta a giudicarti.
Torno dunque alla domanda: può la creatività prescindere dal menefreghismo? E per menefreghismo intendo una spensieratezza, una sfrontatezza, una ingenuità che permettono di non soppesare troppo le cose. Secondo me no. Secondo me la creatività non può interessarsi del giudizio altrui, la creatività non può farsi troppe paranoie.
Spesso mi capita di vedere dei post sui social in cui l’autore scrive “might delete later”. Adesso va beh, cercando di non entrare nel fenomeno “lo scrivo perché la mia blogger preferita l’ha fatto” che qui non ci interessa, prendiamolo come un “mi espongo, vedo come va e poi al massimo mi tiro indietro”.
Ognuno è libero di fare quello che vuole e in molti direbbero che è un’ottima marketing strategy per attirare ancora di più l’attenzione, ma è anche preoccupante perché così facendo ammettiamo di far dipendere la nostra creatività, il nostro esporci artisticamente, da un consenso. Questo non fa altro che preannunciare la fine dell’espressione artistica.
Ed ecco che Stephanie Del Bino a 27 anni non vanta un curriculum pari a quello delle star della musica sopracitate. Ecco che passa una media di un’ora e mezza su Instagram tutti i giorni quando potrebbe spendere meglio il suo tempo o perlomeno sfruttare al massimo il social stesso come piattaforma di lancio della sua carriera artistica.
UDITE, UDITE! Stephanie Del Bino si è rotta di auto sabotarsi dando troppo peso all’opinione altrui, si è rotta di attendere che le cose a cui tiene siano perfette prima di condividerle perché la perfezione non esiste. E’ pronta a semplificarsi la vita, riequilibrare i valori ed esprimere la sua vena creativa il più strafottentemente possibile. Spero lo siate anche voi.
Stephanie Del Bino