Antonio Lopez: dai disegni a matita alle fotografie in serie

Nato nel 1943 a Utuado (Portorico), Antonio Lopez è un Illustratore dalla I maiuscola. Questo perché i suoi tratti rivoluzionari hanno contribuito a consacrare i contenuti fashion rappresentati nei suoi disegni e nelle sue fotografie allo statuto di vere e proprie opere d’arte.



Illustrazione di Antonio Lopez (1966),
dalla mostra “Antonio Lopez, drawings and photographs” presso la Galleria Sozzani

La Galleria Sozzani in Corso Como 10, un angolo speciale per gli amanti del fashion e del design, dalle ampie stanze affacciate su uno dei tipici cortili interni milanesi, ha deciso di dedicare una mostra intera ai disegni e alle fotografie di Antonio Lopez.

In un’intervista del 1982, Lopez affermò che l’illustrazione nel mondo della moda era ormai morta. Ci voleva proprio lui per farla risorgere con gli scatti della sua Kodak Instamatic uniti al suo tocco magico.

Nella società contemporanea, dove è quasi del tutto assente un’educazione all’immagine forse perché considerata come marginale e ancillare alla parola, si perdono spesso le evoluzioni del visivo, e così, spesso, si considerano innovative alcune immagini che invece già altri avevano anticipato e che per qualche stupida ragione erano state dimenticate o, forse, censurate perché considerate troppo all’avanguardia per il pubblico dell’epoca.

Sto parlando di foto come queste proposte qui sotto: l’arricchimento culturale apportato è dato dalla scelta delle modelle e di temi quali quello di “diversity and inclusion”. 

Che cosa è successo in soli cinquant’anni?
Oggi anche in Italia si è più vicini a tematiche del genere, si pensi ad esempio al caso emblematico di Armine Harutyunyan, la famosa modella, guru della lotta agli stereotipi. Ma è veramente cambiato qualcosa o è soltanto un’illusione e un modo per variare i contenuti marketing rivolti a un pubblico che ha sempre bisogno di novità?
Il nostro fotografo e illustratore americano, intanto, negli anni ’70 era già un passo avanti a noi.

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Antonio Lopez, Club Sept, Paris (1977)
Queste fotografie, in cui compaiono tra gli altri Bill Cunningham, Edwige Belmore e Paloma Picasso, furono scattate al leggendario Club Sept di Parigi

La visione artistica di Antonio Lopez, più moderna di quella di molti artisti di oggi, spazia dall’osservazione di ambienti come club e discoteche, come il celebre Max Kansas City frequentato anche da Andy Warhol, allo studio dei particolari fisici di modelle, modelli e vip che spesso non rientravano nei canoni di bellezza dell’epoca. L’artista riusciva a rendere le complessità di una società che stava cambiando e a coglierne gli elementi più interessanti, per poi sviluppare i suoi disegni dando nuova vita ai personaggi di cui si circondava.
Grace Coddington (Art Director di “Vogue” a New York) sostiene, a proposito degli emblematici disegni di abiti e scarpe realizzati da Antonio Lopez: “è stato il primo a iniettarci la vita, li ha consegnati alla fantasia, e ha catturato tutti noi nei suoi sogni”.

La cosa che più intrigava molti suoi seguaci e che lo contraddistingueva maggiormente era il fatto che non appartenesse all’élite della moda e dell’arte, era un cane sciolto, una mina vagante pronta ad esplodere, antirazzista e amante della libertà, come ha avuto modo di sottolineare il regista James Crump nel documentario “Antonio Lopez 1970: Sex, Fashion & Disco”: “He wasn’t coming from the Beaux Arts or the fashion schools in Paris. He was coming from a more authentic, true space of himself, which embraced people for who they are”.

Per questo Antonio Lopez anticipò quelli che sono, e anzi che dovrebbero essere, i valori del nostro tempo: autenticità, inclusività, intuizione. L’artista stesso era bisessuale e da sempre un punto di riferimento per tutti coloro che volevano far sentire la propria voce.
Ecco una rapida panoramica sugli eventi principali che caratterizzarono le diverse fasi della sua vita.

L’infanzia

A soli sette anni Antonio Lopez si trasferisce a New York con la famiglia. La madre era una sarta. A dodici anni vince due borse di studio, di cui una per l’High School of Arts and Design. 

L’adolescenza

Nel 1960 al Fashion Institute of Technology incontra Juan Ramos, che diventerà suo amico e collaboratore per tutta la vita.

La giovinezza

Inizia a collaborare come freelance per diverse case di moda e testate tra cui Harper’s Bazaar, Vogue, Elle France e il New York Times. Si trasferisce a Parigi fino al 1969. 
Torna a New York e nel 1981 nasce la rivista Vanity di Condé Nast, per la quale inizia a collaborare, un vero e proprio esperimento per la comunicazione visiva, che ha segnato l’apice della sua carriera.

La morte

Muore a soli 44 anni a Los Angeles per complicazioni legate all’AIDS. 
A seguito della sua morte, è stata istituita da Hossein Farmani l’organizzazione “Focus on AIDS Foundation” (http://www.focusonaids.net/whoweare.html), composta da un gruppo di volontari che lavorano per sensibilizzare sulle tematiche dell’AIDS attraverso la fotografia e che raccolgono fondi per la ricerca. 

Ogni fase della vita dell’artista rivela di lui grande impegno, devozione e attenzione fuori dal comune verso il mondo dell’arte e della moda, e un inno continuo alla gioia di vivere. Non solo il mondo della moda deve molto alla produzione fotografica e ai disegni di Lopez, ma anche la ricerca e la politica, in quanto, grazie anche alla sua arte, Lopez ha dato voce a molti dei temi più importanti per la società e per i diritti umani, tra cui la lotta al razzismo e all’AIDS.

Alessandra Busacca

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