“Il libro dell’incontro. Vittime e responsabili della lotta armata a confronto”

Il mese di maggio è il mese delle commemorazioni. 

Maggio si apre con la strage di Portella della Ginestra del 1947 e prosegue con quella di Capaci del 1992; maggio è il mese dell’uccisione di stampo mafioso di Peppino Impastato nel 1978; maggio è il mese del ritrovamento del corpo di Aldo Moro; maggio è anche il mese in cui si celebra la giornata della memoria per le vittime del terrorismo interno e internazionale.



Claude Raimond Dityvon, “Boulevard Saint-Michel” (1968)
(fonte: invaluable.com)

Il terrorismo degli anni di piombo, come è noto, ha segnato l’Italia in maniera irreversibile. Il periodo storico degli anni settanta e ottanta è ancora oggi foriero di ferite, divisioni, lacerazioni. Tuttavia, dietro la Storia e la sua dimensione pubblica ci sono storie personali, volti, protagonisti. Ci sono donne e uomini che hanno scelto di intraprendere la lotta armata e donne e uomini che si sono ritrovati vittime di queste scelte. Il dovere di ricordare queste ultime si scontra inevitabilmente con il dovere di ricordare i responsabili. Soltanto in questo incontro necessario tra vittime e responsabili, tra la dimensione individuale e quella pubblica, la memoria diventa patrimonio comune. 

È attorno a tale riflessione che nasce un saggio, “Il libro dell’incontro” a cura di Guido Bretagna, Adolfo Ceretti e Claudia Mazzucato, che ha il merito di raccontare gli anni di piombo dal punto di vista umano e interpersonale. Un libro che prende il lettore per mano e lo invita a partecipare agli incontri inediti avvenuti tra vittime, familiari di vittime ed ex terroristi dal settembre 2009 al dicembre 2014. Gli incontri sono circa settanta e si compongono di colloqui, mediazioni, dialoghi strutturati, occasioni conviviali, week-end di lavoro e riflessione comune. “Il libro dell’incontro” è un viaggio in questa esperienza di mediazione. È un esperimento di giustizia riparativa in grado di dare nuova voce e nuovi sguardi ad un periodo storico e sociale di lacerazione e dolore. È un libro in grado di restituire giustizia – nel senso più pregnante del termine – alle vittime e ai carnefici. È un libro che porta a riflettere sulla riconciliazione, sul perdono, sul dialogo. È un libro che racconta il peso delle scelte, l’assunzione di responsabilità, l’esasperazione della violenza e il conflitto. È un libro urgente, necessario, che ci permette di guardare al terrorismo con nuovi occhi. 




Copertina de “Il libro dell’incontro. Vittime e responsabili della lotta armata a confronto”,
a cura di G. Bertagna, A. Ceretti, C. Mazzucato, Il Saggiatore (2015)

È un libro che evita di ridurre gli anni settanta soltanto agli anni della lotta armata e del terrorismo, che ci consente di ripensarli come anni di rivendicazione dei diritti, di conflitto reale che necessariamente passa attraverso momenti di asprezza e crudezza. Anni di grande partecipazione sociale e civile, di miscela di odio e amore, di rivoluzione, di desiderio di esserci. Anni di percorsi personali, sofferti. 

“Il libro dell’incontro” ci mette di fronte alla complessità della Storia e alla sua concretezza, al suo essere necessariamente un mix di determinismo e umanità. È un libro che, in definitiva, ci consente di percepire l’Altro non come limite ma come opportunità. In fondo, la Storia è fatta di uomini. 

Francesca Busacca

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