Chiedersi se il Medioevo esista può sembrare una domanda balzana e strampalata. “Certo che esiste”, direte giustamente voi, “sono quei mille anni che separano l’antichità dalla modernità”.
A scuola abbiamo imparato tutti che il Medioevo inizia nel 476 con la deposizione di Romolo Augustolo e finisce con la scoperta dell’America nel 1492. Questa è la cronologia tradizionale o istituzionale.
Ma che giorno è finito il Medioevo? Sui manuali scolastici è riportato il 12 ottobre. Bene, e se allora vi chiedessi a che ora è finito il Medioevo? In che istante? Non si potrebbe rispondere: la storia non funziona così, le date non sono degli spartiacque netti.
Mille anni…pensate che la maggior parte dei nostri antenati è vissuta nel Medioevo. Periodizzare, cioè dividere la storia in periodi, è sempre il frutto di una scelta di tipo culturale. Il termine “periodizzazione” è entrato nel nostro vocabolario il secolo scorso indicando appunto l’operazione culturale di dividere la storia attribuendo a ogni scansione un significato ben preciso.
Thomas Cole, “The Course of Empire. Destruction” (1836).
L’immaginario ottocentesco rappresenta le invasioni barbariche come un evento traumatizzante. In realtà i barbari già da tempo erano tra le file dell’esercito romano. Inoltre è importante ricordare che un evento non comporta un cambiamento strutturale, ma è segno, epifenomeno, del cambiamento
Per quanto riguarda la periodizzazione del Medioevo è necessario fare cenno alle due concezioni del tempo che ritroviamo nelle nostre culture. Vi è un tempo lineare, che è quello delle tre grandi religioni monoteiste, che percepisce il tempo come se fosse una linea in cui il principio è di segno negativo e la fine è di segno positivo, implicando dunque un’idea di progresso e di finalità. Vi è poi il tempo ciclico, in cui guardando ai ritmi della natura, si percepisce il tempo come formato da quattro momenti che si ripetono costantemente: nascita, sviluppo, morte, rinascita. È secondo quest’ultima concezione del tempo che è stato pensato il Medioevo dagli umanisti, che lo definivano un periodo di mezzo (morte-decadenza) prima della rinascita.
Per gli umanisti italiani del XV secolo il Medioevo è stato proprio una pausa di civiltà tra i fasti dell’antichità e quelli della loro epoca. Pure per gli illuministi il Medioevo è considerato un’epoca di degrado e barbarie. Successivamente i romantici, invece, videro il millennio come un’epoca positiva in cui erano nati i popoli che avevano dato vita alle nazioni. Ci sono stati quindi tanti Medioevo quanti sono stati coloro che l’hanno pensato.
Guardando all’idea del Medioevo presente nell’immaginario collettivo contemporaneo, risulta chiaro come e da chi sia stata influenzata. Basta leggere un titolo di giornale o ascoltare la tv per rendersi conto che, non appena si vuole denigrare una riforma o descrivere un comportamento retrogrado e violento, si ricorra spesso all’aggettivo “medievale”. Dicevamo prima che il Medioevo tradizionalmente si estende sull’arco di tempo di un millennio, dunque quando si usa tale aggettivo a quale parte di Medioevo si fa riferimento?
Il Medioevo dei Longobardi non è il Medioevo di Dante. E, se ci pensiamo un poco, siamo più medievali di quanto crediamo. Per esempio, se dicessi a un medievale che sono andata all’università, che ogni tanto vado in banca, che leggo libri, che non ho bisogno degli occhiali per leggere, che mi piace il salame, che ieri mi si è rotto un bottone o ancora che mia nonna va in chiesa, mi comprenderebbe perfettamente. Se raccontassi queste cose a un cittadino dell’Impero romano, invece, strabuzzerebbe gli occhi e si sentirebbe a disorientato non comprendendo una parola.
Basilica superiore di San Francesco d’Assisi
Per questi e altri motivi ci sono storici che hanno affermato che il Medioevo non esiste, hanno cioè negato la validità euristica di tale nozione riconoscendo l’impossibilità di creare una periodizzazione omnicomprensiva. Jacques Le Goff, per esempio, che è stato uno dei massimi medievisti, ha proposto provocatoriamente una periodizzazione del Medioevo che va dalla fine dell’antichità romana sino alla rivoluzione industriale, dando vita quindi a un “lungo Medioevo”.
Ecco allora che da queste pochissime righe si intuisce che la domanda posta all’inizio del testo non è poi così stramba, anche se non vi forniamo una risposta, ma, se vi va, vi invitiamo a cercarla.
Giulia Novelli
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