Fino a qualche anno fa, quando ci si muoveva in macchina, due erano le azioni che ogni guidatore, prima o poi, sarebbe stato costretto a fare: chiedere indicazioni ai passanti e/o consultare lo stradario.
Oggi i navigatori satellitari hanno ridotto o spesso eliminato questi passaggi. Con buona pace di chi ogni tanto ama perdersi, tutti noi sappiamo (sempre, perfettamente e senza sforzo) dove siamo, quanto ci metteremo ad arrivare a destinazione, quali deviazioni fare per evitare un ignoto semaforo troppo lungo. Tutto sommato, non male. Ma non è tutto oro quello che luccica.
Facilità, rapidità e precisione dei sistemi di geolocalizzazione danno soltanto l’illusione di riprodurre in ogni dettaglio la superficie terrestre, tuttavia è necessario ricordare che “la mappa non è il territorio”, bensì una sua approssimazione. O meglio ancora, le mappe non sono il territorio. Il plurale è d’obbligo dal momento che, nel corso della storia, per i più diversi fini e con i più disparati approcci, ne sono state prodotte di innumerevoli: tra queste, quella utilizzata da Google.
Ma procediamo con ordine.
Una delle mappe più affascinanti di cui siamo in possesso è la Tabula Peutingeriana. Questa, conservata in un manoscritto del XIII secolo, è uno stradario di tutto il cursus publicus – la rete stradale romana che connetteva la Spagna all’India – ai tempi della prima età imperiale.
Fig. 1: Tabula Peutingeriana (particolare)
La figura 1 è un particolare della Tabula Peutingeriana e, nonostante l’apparenza contraria, raffigura un qualcosa di molto noto: Sud Italia e Sicilia.
“Poveri Romani” – potremmo dire – “non potevano fare di meglio con la tecnologia a loro disposizione!”. Sicuramente in questo c’è del vero, ma non tutto.
Ciò che rende così peculiare a livello grafico questo antichissimo stradario è proprio il fatto di essere stato pensato come tale e non come rappresentazione fedele del mondo fisico: ecco il perché delle proporzioni sfalsate, dei confini allungati e della distorsione secondo la linea Est-Ovest.
Bene, ma noi siamo stati più precisi: noi siamo riusciti a rappresentare sul planisfero il mondo intero in maniera perfetta e oggettiva, giusto? Purtroppo no.
Fig. 2: Proiezione di Mercatore con indicatore di Tissot
Generalmente, quando pensiamo al planisfero, lo immaginiamo come nella figura 2. Di certo è molto più preciso della Tabula Peutingeriana, ma non per questo è più affidabile.
Mercatore – il grande geografo e matematico fiammingo attivo fino al 1594, quando morte lo colse alla veneranda età di 82 anni – costruì una mappa ideale per le carte nautiche. È indubitabile che, nei secoli delle grandi scoperte geografiche, una simile invenzione abbia salvato vite e carichi di merci, reso più sicuri i viaggi transoceanici e animato avventurieri ed esploratori.
Ciononostante, questa mappa non è perfetta: più ci si allontana dall’equatore, più le proporzioni tra le aree sono deformate e ingrandite secondo l’indicatore di Tissot, lo strumento matematico che mostra la distorsione locale di una mappa. Ecco un paio di esempi:
– nella mappa, Groenlandia e Africa hanno la medesima area; nella realtà, l’Africa è 14 volte più grande;
– nella mappa, l’Alaska è più grande del Brasile; nella realtà, quest’ultimo è 5 volte più vasto.
Bene, è tempo di tornare in macchina e impostare il navigatore per poter giungere alla conclusione dell’articolo.
I principali sistemi cartografici online – Google Maps, Bing Maps e OpenStreetMap – utilizzano una versione semplificata della proiezione di Mercatore – Web Mercator – e, dal momento che funzionano, si può essere tentati di fidarsi in modo acritico. Tuttavia, in quanto strumenti prodotti dall’uomo, essi sono volti a un fine (p.e. per migliorare la navigazione) e offrono uno squarcio prospettico sul mondo in cui viviamo a scapito, inevitabilmente, di infiniti altri.
Ora, le teorie complottiste è meglio lasciarle a chi, su altre piattaforme, è sicuramente più competente e avveduto di noi; qui, tuttavia, è importante concludere affermando che, se ingenuamente ci si illude che la mappa sia il mondo, allora per davvero l’Africa sarà grande come la Groenlandia, l’Europa o l’America saranno al centro del mondo (dipende da dove il planisfero colloca il vecchio o il nuovo continente, Fig. 3).
Fig. 3: Planisfero con continente americano in posizione centrale
Come ultima immagine, un planisfero che minimizza le distorsioni di aree, distanze e forme: si tratta della proiezione di Winkel-tripel (Fig. 4), oggi standard della National Geographic Society.
Fig. 4: Proiezione di Winkel-tripel
Giovanni Tavazza