[…] una poesia è una città dove Dio cavalca nudo
per le strade come Lady Godiva,
dove i cani latrano di notte, e fanno scappare
la bandiera; una poesia è una città di poeti,
per lo più similissimi tra loro
e invidiosi e pieni di rancore…[…]
Charles Bukowski
Anno mille. Ci troviamo a Coventry, nel cuore dell’Inghilterra, in quella stessa città che novecentoquaranta anni dopo sarà rasa al suolo dai bombardamenti aerei tedeschi divenendo il simbolo della brutalità della guerra. Lì, quasi un secolo prima, una giovane nobildonna sfidò il suo stesso marito, nonché sovrano, in nome della pace e del buonsenso. Il re era Leofrico di Coventry, la donna, invece, si chiamava Lady Godiva. Il suo nome in inglese antico significa “regalo di Dio”.
Edmund Blair Leighton, “Lady Godiva” (1892)
All’ennesimo tributo imposto dal regnante, la folla dei sudditi insorse e la donna, paladina, si schierò con i cittadini. Leggenda vuole che, come atto estremo di dissenso, Lady G. cavalcò completamente nuda per le strade della sua città. I lunghi capelli le avvolgevano il corpo come unico abito, il sole di mezzogiorno inondava di luce la strada acciottolata, e lei come un’amazzone, procedeva senza indugio, ferma nella sua volontà. Esempio di femminismo e pura avanguardia, per essere l’Inghilterra Medievale!
Molti sono i pittori e i musicisti che hanno scelto di ricordarla: John Collier nel 1897, Edmund Blair Leighton, Ryan Sullivan, gli Aerosmith in “My Girl” e i Queen in “Don’t Stop me Now”.
John Collier, “Lady Godiva” (1897)
La nudità come segno di protesta è una provocazione, un incantesimo che ha convinto noi, il folklore popolare e soprattutto l’arte, che sa risvegliare i nostri istinti più inconsci tirando fuori il peggio ma anche il meglio di noi. Pensiamo alla ribellione, alla seduzione, alla libertà…sono tutte parte dell’estetica, il concetto del verbo greco αἰσθάνομαι cioè “percepire attraverso i sensi”.
La filosofia dell’arte è “sensazione”, una sensibilità catturata grazie al corpo, il nostro primo mezzo di espressione nel mondo.
Tuttavia, prima della cavalcata di Godiva, il re, castrato nel suo potere, cercò di controllare la nudità della donna, per renderne inefficace l’atto, pubblicando un bando che obbligava gli abitanti di Coventry a stare in casa con porte e finestre chiuse. Solo Peeping Tom, il sarto del paese, nonostante il divieto, fece un buco nelle imposte e spiò la lady desnuda. Peeping Tom il guardone…(in inglese to peep significa proprio sbirciare, e Peeping Tom nell’inglese colloquiale significa ”guardone”). E Tom, abbagliato dalla sua bellezza, si accecò.
E a noi accadrà la stessa cosa? Peeping Tom contemporanei della contea di Instagram? Tutti colpevoli. Nessuno escluso, siamo piccoli voyeurs, vittime e carnefici come dice Laura Mulvey, con gli occhi fissi sugli schermi e il dito lesto. E’ il godimento degli occhi o la tensione sessuale creata dal guardare senza autorizzazione? Eh già sono la private list degli amici stretti, le stories, ciò che si finge di essere inaccessibile per creare hype…ma non vogliamo fare la morale a nessuno. Freud lo sapeva meglio di noi. Ma ce ne siamo sempre fregate.
Il dilemma di oggi è: siamo più Tom o Lady Godiva? Meglio guardare o farci poesia?
Alessandra Busacca
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[Articolo pubblicato anche su “CONCETTA MAGAZINE”]