Stamattina ho constatato
il mio strano arrendermi alle tue parole
la mia irrevocabile volontà di naufraga
di sillabe,
di filologa impiccata a complementi
diretti o indiretti
ma tuoi.
Stamattina ho appurato
che mi vesto con i tuoi verbi,
mi alimento del tuo nome
e rimango perduta, inebetita,
se mi imbatto in qualche “no”
andando verso la sera,
andando verso la notte.
Stamattina ho assodato
che spessissimo
divento un monosillabo
d’ombra
aggrappato alla caviglia delle tue frasi,
che spessissimo
vorrei essere appiccicata al tuo frigo
come “nota importante”.
Stamattina ho capito, stordita.
Stamattina ho saputo, finalmente ho visto
che mi confondo in vento
quando gridi il mio nome
e che basta un sussurro,
un sussurro minimo,
per addormentarmi in te.
